Nottingham Forest Football Club
Anno di fondazione: 1865
Nickname: the Reds
Stadio: City Ground, Nottingham NG2
Capacità: 30.576
“The river Trent is lovely, I know because I have walked on it for 18 years“. La storia del Nottingham Forest è irrimediabilmente intrecciata a quella di Brian Clough, il quale in 18 anni ha trasformato una squadra di secondo piano in una potenza del calcio inglese ed europeo. E Cloughie è personaggio unico, per l’ironia pungente, per la mai nascosta immodestia, per la grandezza effettiva come allenatore: una leggenda, che rischia di monopolizzare un post che è invece dedicato alla storia del Nottingham Forest; però se le due storie si incrociano e si alimentano l’una con l’altra, non è forse inevitabile tutto ciò? Proviamo però a concentrarci sul Forest e sulla sua storia, partendo dagli albori. Il Nottingham Forest viene fondato nel 1865 da un gruppo di giocatori (quindici, per gli amanti della precisione) di shinty, che è una sorta di hockey, o di lacrosse, insomma una sport con delle mazze che abbiamo scoperto letteralmente l’altroieri, al Clinton Arms in Shakespeare Street. Probabile che parte della spinta a fondare un club, oltre al solito discorso legato ai mesi invernali (infatti nacque come “Football and bandy club”, e il bandy non è altro che shinty sul ghiaccio) sia derivata dal successo che stava avendo il Notts County, contro il quale il Forest giocò la prima partita ufficiale: 22 Marzo 1866. Come colore venne scelto il “Garibaldi Red” (da cui il nickname “Garibaldins”), dal colore delle camicie garibaldine, che come potete immaginare in quel periodo erano abbastanza in auge; maglie rosse dunque, che in futuro verranno donate ad Arsenal e Liverpool, che devono i propri colori proprio al Forest.
Il Forest si vide negato l’accesso alla Football League quando questa venne fondata nel 1888, dovendo ripiegare sulla Football Alliance che già abbiamo visto parlando dello Sheffield Wednesday, e vincendo la competizione nel 1892. In quella stessa stagione il club venne accettato in Football League. Fermiamoci un attimo e parliamo di stadi però. Il primo impianto utilizzato dalla squadra fu il Forest Recreation Ground, nel quale tra l’altro, in una partita contro lo Shieffield Norfolk, venne per la prima volta utilizzato un fischietto dall’arbitro, andando così a sostituire la bandiera bianca. Nel 1879 il club si trasferì al Meadows Cricket Ground, ma la vita fu breve nell’impianto, costringendo il Forest a trasferirsi nel sobborgo di Lenton, un “esilio” a cui fu costretto fino al 1890, quando le operazioni vennero portate al più centrale Town Ground, primo impianto che vide la comparsa delle traverse e delle reti nelle porte. Infine, nel 1898, il definitivo trasferimento al City Ground, sulle sponde del fiume Trent e a pochi passi dal futuro (1910) Meadow Lane. Questo discorso ci introduce alla stagione 1897/98, la prima di un certo peso per il club che arrivava da quattro semifinali consecuitive di FA Cup. In quell’anno infatti, l’anno del City Ground, il Forest vinse la FA Cup, battendo al Crystal Palace i rivali del Derby County per 3-1 (e dopo averci perso 0-5 in campionato pochi giorni prima) e mettendo in bacheca il primo trofeo importante, che per anni fu anche l’ultimo.
A questo punto però si apre un vuoto di sceneggiatura immenso. Fino al post-Seconda Guerra Mondiale, il Forest rimarrà niente più che un club di Seconda Divisione, immerso in problemi finanziari e sportivi (nel 1914 dovette riguardagnarsi l’elezione in Football League essendo arrivato ultimo), e a Nottingham la squadra principale era senza dubbio il Notts County, che pure non dominava il Mondo del calcio inglese. Addirittura nel 1949 il Forest retrocedette in Third Division, salvo riguardagnare la Second due stagioni dopo (la prima stagione furono beffati dal Notts County come visto nel post dedicato ai Magpies). Le cose migliorarono drasticamente sul finire degli anni ’50, quando nel 1957 i Reds guadagnarono la promozione in First Division, da cui mancavano da 18 lunghi anni, e nel 1959 vinsero nuovamente la FA Cup (2-1 al Luton Town), secondo silverware della loro storia e ultimo vinto senza l’uomo di Middlesbrough in panchina. Il decennio che si stava aprendo (Beatles, rivoluzioni giovanili…un periodo interessante) sembrava essere promettente, tanto più visto che a metà di esso il Forest giunse secondo in campionato (1966/67) e in semifinale di coppa. La squadra però sul più bello cedette e il manager Johnny Carey non riuscì nell’impresa, tuttavia folle enormi affollavano il City Ground per vedere quella che ormai era diventata la prima squadra cittadina, anche sulla spinta del successo inglese in Coppa del Mondo che aveva acceso entusiasmi sopiti. A spegnerli però, tali entusiasmi, fu la retrocessione del 1972. Il Forest tornava così in Second Division, ma stava per succedere qualcosa…
Poco distante da Nottingham sorge la città di Derby. A Derby, calcisticamente, le cose andavano benone, e il club aveva conquistato in modo del tutto inaspettato, nel 1971/72, il titolo di campione d’Inghilterra. In sella c’era un allenatore che proveniva dal nord, Brian Howard Clough, con il fidato vice Peter Taylor. Clough però litigò con la dirigenza dei Rams e, nel 1973, rassegnò le dimissioni; allenò Brighton e Leeds (ci torneremo sulla carriera di Clough, non preoccupatevi) con non altrettanta fortuna, la fama che aveva accumulato a Derby era scricchiolante, sebbene la lingua continuasse a essere pungente. Fattostà che nel 1975 Clough era senza squadra, e quando la panchina del Forest si liberò a causa l’impantanamento in Second Division (Gennaio 1975), il comitato che guidava il club (il Forest possedeva questo particolare sistema dirigenziale) scelse Cloughie, il quale si rimise in gioco a poche miglia di distanza da dove aveva conquistato l’Inghilterra e – quasi – l’Europa (il Derby County perse la semifinale di Coppa Campioni contro la Juventus). Fu la svolta, e l’inizio di un periodo magico per i Reds. La prima mezza stagione di Clough al Forest finì con un nono posto, prima che Peter Taylor si ricongiungesse con il maestro la stagione successiva (non va mai sottovalutata l’influenza che Taylor ebbe sulla carriera e i successi di Clough).
Al triennio magico del Nottingham Forest di Clough abbiamo già dedicato un post, per cui ci sembra inutile riscrivere le stesse cose qui, e vi rimandiamo al link per la lettura. Riassumendo, Clough in rapida successione ottenne: promozione in First Division, titolo di campione d’Inghilterra, vittoria di Coppa dei Campioni, vittoria in Coppa dei Campioni, ancora. Back-to-back-to-back-to back Un capolavoro irripetibile, a cui vanno aggiunte le Coppe di Lega del 1978 e del 1979, la Charity Shield del 1978, la Supercoppa Europea del 1979. Da club di secondo livello – e di seconda divisione – il Nottingham Forest era stato trasformato da Clough in uno di primo livello: una bacheca semivuota ora faceva invidia a molte squadre non solo inglesi, ma europee. La Nazionale continuava a snobbarlo (le lingue taglienti e i caratteri forti non piacciono mai a certi livelli), lui continuava a insegnare calcio a Nottingham, anche dopo la separazione da Taylor (1980). Una semifinale di UEFA nel 1983/84, persa discutibilmente contro l’Anderlecht (su quella doppia sfida sono emersi poi particolari inquietanti) con un goal annullato al Forest. Nel 1989 e nel 1990 gli ultimi due trionfi, entrambe le volte in League Cup, sia del Forest che di Clough, il quale non riuscì mai (unico suo cruccio) a vincere l’FA Cup, andandoci solo vicino nel 1991, perdendo la finale contro il Tottenham. Fu l’epilogo. Nel 1993, con il Forest tristemente destinato alla retrocessione e con alcuni azionisti sull’orlo di guerra, Clough annunciò il suo ritiro, dovuto anche all’alcolismo alla cui lotta si sarebbe dedicato negli anni successivi.
Fu la fine della carriera di Clough (che morirà, dopo una lunga battaglia contro un cancro alla stomaco, nel 2004), ma fu anche la fine delle fortune del Nottingham Forest, che vedrà per l’ultima volta la massima serie nel 1999 (e dopo un solo acuto, il terzo posto nel 1994/95). Da allora, una vita tra seconda e terza serie, ora fortunatamente seconda (Championship), con ambizioni di rilancio affidate all’ormai solito investitore mediorientale. Chiudiamo con il solito riferimento a maglie e stemmi. Le maglie, come detto, sono sempre state rosse, fin dalla fondazione, con l’unica variante dei pantaloncini blu dal 1892 al 1899; un rosso che negli anni è diventato più brillante rispetto all’originale. Lo stemma invece è quello attuale dal 1979, quando venne disegnato dal grafico David Lewis: rappresenta un albero della foresta di Sherwood con alla base le onde, simbolo del fiume Trent. In precedenza era invece utilizzato il simbolo della città di Nottingham, con le iniziali “N.F.F.C.” in cima allo scudo al posto del castello. Il City Ground è invece raggiungibile a piedi dalla stazione di Nottingham, anche se rispetto a Meadow Lane il percorso è leggermente più lungo (una ventina di minuti).
“I want no epitaphs of profound history and all that type of thing. I contributed. I would hope they would say that, and I would hope somebody liked me.”
Brian Clough
Al City Ground non ti dimenticheranno mai, Brian.
Link: Nottingham Forest Italia