Carlisle, Cumbria. Una città conosciuta per….conosciuta per….beh, non proprio conosciutissima, diciamoci la verità. Ma per noi appassionati di calcio inglese, sede della squadra professionistica del Carlisle United, di cui parleremo non prima di un’introduzione geo-politico-economica, insomma due parole per evidenziare le peculiarità della città. Carlisle conta circa 70.000 abitanti, che la rendono una delle città più piccole ad aver ospitato una squadra di massima serie (come vedremo, per un solo anno), anche se come sempre, tenuto conto della conurbazione, si arriva a quasi 100.000 anime; è la county-town della Cumbria, contea nel nord-ovest dell’Inghilterra al confine con la Scozia, tant’è che la stessa città è soprannominata “the Border City”. Situata alla confluenza di tre fiumi, la città è un importantissimo snodo ferroviario lungo la linea “ovest”, quella che porta a Glasgow, così come è attraversata dalla M6, l’autostrada che porta, cambiando nome in M74 a Gretna (poco dopo il confine), anch’essa fino a Glasgow. Solita questione della rivoluzione industriale, come sempre, inutile dire che anche qui influì, e non poco, sulle sorti della città, proprio per il fatto di essere un crocevia con la Scozia e l’industrialissima Glasgow. Carlisle esprime un membro del Parlamento di Londra (fino al 1885 erano due), in questo momento il Tory John Stevenson.
E ora, via alla storia del Carlisle United, la passione di questa comunità borderline, tra Scozia e Inghilterra.
Carlisle United Football Club
Anno di fondazione: 1904
Nickname: the Cumbrians
Stadio: Brunton Park, Carlisle
Capacità: 18.000
Il Carlisle United nasce il 17 Maggio 1904, per un cambio di nome di una società preesistente, di cui il nuovo club non ha ritenuto ereditare la storia (che comunque risaliva a un anno precedente, per cui sarebbe cambiato poco) partendo, dunque, da zero. Tale club era lo Shaddongate United, i cui membri in tale data optarono per il cambio di nome. C’è un mito che riguarda tale avvenimento, ovvero che il Carlisle United nasca dalla fusione di Shaddongate e Carlisle Red Rose: mito facilmente confutabile analizzando un archivio della FA Cup, che nel 1905 registrò l’incontro tra Carlisle United e Red Rose, smentendo quindi l’idea di una fusione tra club. Il campo da gioco utilizzato dallo Shaddongate era Milhouse, che divenne anche la casa del Carlisle United, sebbene per un solo anno perchè, nel 1905, ci fu lo spostamento a Devonshire Park. Nello stesso anno il club si iscrisse alla Lancashire Combination League, partendo dalla second division, e guadagnando la promozione nel 1907. Il soggiorno a Devonshire Park durò poco: al termine della stagione 1908/09 il Duca di Devonshire sfrattò il Carlisle United che si trovò costretto a cercare una nuova casa. La casa venne trovata nell’estremo est della città, a Brunton Park, e questa volta il trasloco fu definitivo.
Nel 1910 il Carlisle United (insieme al Workington) venne escluso dalla Lancashire Combination per “motivi geografici” (evidentemente l’essere così a nord comportava problemi logistici e di costi per le altre squadre): il club fu costretto quindi a riparare nella North Eastern League, dove rimarrà fino al 1928 e di cui vincerà il titolo nel 1921/22. L’appena citato 1928 è l’anno in cui il Carlisle approdò nella Football League, per la precisione nella Third Division North, dove sostituitì il Durham City. Per i successivi vent’anni la casa dello United sarà quella, senza particolari acuti, in posizioni sempre distanti dalla vetta; e soprattutto, fino al 2004, il Carlisle farà ininterrottamente parte della Football League. La pausa forzata dovuta alla seconda guerra mondiale interruppe la monotonia dell’anonima vita nel retrobottega della Third Division, e il 1949 segnò una delle prime date da ricordare nella storia del Carlisle in Football League. In quell’anno infatti si decise di puntare, per uscire da suddetta malinconia, su un ex giocatore cresciuto proprio nel club: Bill Shankly. I risultati non tardarono ad arrivare, specie nella seconda stagione quando il Carlisle si trovò in lotta per la promozione prima di concludere al terzo posto. Una lite sui bonus fu la causa delle dimissioni di Shankly, e chissà come sarebbe andata la storia diversamente. Oltre a quel terzo posto, il grande Bill lasciò in eredità un pareggio in FA Cup ad Highbury e una serie di aneddoti davvero gustosi, come i discorsi rivolti al pubblico per spiegare strategie e cambi. Cumbrians perplessi, ma felici, visto che i biglietti raggiunsero vendite record.
Shankly aveva sostituito a Brunton Park Ivor Broadis, player manager dal 1945 al 1949. Un giorno il Sunderland si presentò alla sua porta interessato all’acquisto, e la scena in cui Broadis in qualità di manager discusse con i dirigenti dei Black Cats della cessione del Broadis giocatore dev’essere stata esilarante. Nei fatti, primo caso nella storia, si vendette da solo. Tanto scarso Broadis, però, non era, e quando tornò al Carlisle nel 1955 aveva nel frattempo indossato per 14 volte la casacca della Nazionale inglese, con 8 reti all’attivo. Comunque, il Carlisle nel 1958 venne retrocesso dalla Third Division North nella neonata Fourth Division in cui rimase, tranne una piccola parentesi nel 1962/63, fino al 1964. Da quell’anno cominciò il periodo d’oro nella storia dei Cumbrians, che nel giro di due stagioni giunsero, prima volta nella loro storia, in Second Division; e della seconda serie ne fecero la propria casa, visto che vi rimasero per un decennio abbondante. Nessuno poteva immaginare che la scalata al vertice del calcio non era finita, ma i sogni più rosei divennero realtà e nel 1973/74, grazie al terzo posto finale sancito da un rigore di Chris Balderstone, il Carlisle si ritrovò in First Division. Allenatore Alan Ashman, di ritorno al Carlisle (vi aveva già allenato dal 1963 al 1967) dopo aver vinto una FA Cup col West Bromwich Albion e una coppa greca con l’Olympiacos.
Rimarrà l’unica apparizione del Carlisle tra i grandi, ma quella stagione nell’olimpo del calcio inglese regalò comunque alcune piccole grandi soddisfazioni ai tifosi, come le vittorie contro Derby County (che vinceranno il titolo), Tottenham, Arsenal, Ipswich e il “double” contro l’Everton: vittorie inutili ai fini della classifica ma che rimangono ovviamente nella storia del club. La stagione si concluse con l’ultimo posto e l’inevitabile retrocessione, e la massima serie non tornerà mai più in queste terre del nord d’Albione. Il contraccolpo per la retrocessione fu tale che nel giro di due stagioni lo United si ritrovò in Third Division. Vi rimase fino al 1981/82, quando il ritorno in Second sembrò riaprire scenari di gloria, che tuttavia svanì sul più bello quando la cavalcata verso la massima serie sembrava cosa fatta, e quel campionato, il 1983/84, il Carlisle lo terminò al settimo posto. Due stagioni dopo la nuova retrocessione in Division Three, e da quell’anno (1986) lo United non ha più conosciuto la seconda divisione del calcio inglese. Anzi, la seguente retrocessione in quarta serie aprì un ventennio circa in cui solo in due occasioni il Carlisle giocò al terzo livello della piramide (prima Division Three, poi Two quando venne creata la Premier) vivacchiando perlopiù nell’ultimo livello della Football League, a un passo dalla Conference.
Perlomeno nel 1996/97 arrivò dalle parti di Brunton Park il primo trofeo di una certa importanza dai tempi remoti della Lancashire Combination. Parliamo del Football League Trophy, che gi uomini allora allenati da Mervyn Day vinsero ai rigori contro il Colchester United davanti ai 45.000 di Wembley vendicando la finale persa due anni prima. Era, questo, il periodo durato una decina d’anni (dal 1992 al 2002) in cui proprietario della squadra era Michael Knighton, che dopo aver fatto un tentativo (fallito) di acquistare il Manchester United (si presentò anche sul prato dell’Old Trafford per salutare il pubblico, facendo qualche “numero” col pallone lui, ex giocatore delle giovanili di Everton e Coventry) prese le redini del Carlisle. Promise “Premier league football by 2003”, che non si vide mai; esonerò il citato Day nominando manager…se stesso, ma soprattutto quando i suoi supporti finanziari vennero meno fece sprofondare il club sull’orlo dell’abisso della Conference: nella stagione 1998/99 fu solo un leggendario goal del portiere (in prestito) Jimmy Glass (potete trovarlo sulla nostra pagina Facebook) a salvare il Carlisle dalla prima stagione fuori dalla Football League da quando vi entrò a farne parte. La retrocessione, comunque, era solo questione di tempo, e arrivò inesorabile al termine della campagna sciagurata 2003/2004: in quel momento il Carlisle divenne la prima squadra nella storia del calcio inglese ad aver giocato in tutte e cinque le prime serie (verrà eguagliato questo particolare record da Oxford United e Luton Town).
L’anno di Conference servì, tuttavia, come molla. La promozione ottenuta tramite playoff venne seguita dalla vittoria della Division Three, nel frattempo divenuta League Two. Da quel momento a oggi i Cumbrians hanno sempre militato al terzo livello dell’ormai consueta piramide, con l’acuto dei playoff nel 2007/2008, e l’eliminazione in semifinale per mano del Leeds United. Più fortuna hanno avuto per quanto riguarda il Football League Trophy, rivinto nel 2010/11 ma dopo ben tre finali perse; nell’occasione lo United ebbe la meglio del Brentford, 1-0 con sigillo del difensore Murphy. Questo è quanto. Il giocatore più famoso ad aver indossato la maglia blu dello United è sicuramente Peter Beardsley, che proprio da Brunton Park cominciò la sua lunga carriera, mentre per quanto riguarda gli allenatori è difficile non rinominare Bill Shankly, colui che costruirà il grande Liverpool. La maglia blu, abbiamo detto, e tale è sempre stata, fin dalla nascita del club. Nel corso degli anni sono stati aggiunti il bianco e, nel 1973, il rosso, che sono diventati parte integrante dei colori sociali e della divisa. Più interessante la storia del simbolo. Come sempre, il primo a comparire sulle divise fu lo stemma cittadino; poi, nel 1970, una volpe che corre, e qui la spiegazione è necessaria. John Peel: vi dice niente questo nome? E la canzone a lui dedicata “D’ye ken John Peel” (“ken” è “know” nel linguaggio locale del nord)? Niente, ma John Peel, nativo del Cumberland, è stato uno dei più famosi cacciatori che l’Inghilterra ricordi, e questo sì lo sappiamo tutti fino a poco tempo fa la caccia alla volpe era passatempo nazionale (e per fortuna non lo è più, ma questo è un mio parere). Da qui l’omaggio del club al famoso conterraneo, e la volpe (chiamata “Olga“, questo il nome di una volpe imbalsamata che la mascotte ‘Twinkletloes’ portava con se prima delle partite, e giuro non saprei come commentare il fatto) rimarrà per anni sulle maglie del Carlisle, in diverse versioni (tra cui una stile “Unione Europea delle volpi” che trovate QUI). Ultimamente è tornato a campeggiare lo stemma cittadino, ma la volpe rimane come mascot del club.
I viaggio a Carlisle, vista la distanza dalle zone turistiche, lo può fare solo il vero appassionato di english football. Ma ne vale la pena, sia per conoscere un club fuori dai riflettori, sia per Brunton Park, che mantiene ancora un fascino antico sebbene parzialmente ristrutturato, sia per…Olga!
Records
- Maggior numero di spettatori: 27.500 (Carlisle United – Birmingham City, 5 January 1957, FA Cup 3rd Round)
- Maggior numero di presenze in campionato: 466, Alan Ross
- Maggior numero di reti in campionato:
Trofei
- Football League Trophy: 1997, 2011
Fonti: Wikipedia, Carlisle United official website, Carlisle United-mad, The Beautiful History, Historical Football Kits