Periodo buio per i Blues

La situazione attuale a Stamford Bridge ricorda quella dei film di Fantozzi: quelli che rendono le disgrazie altrui risate per altri, e quando ti aspetti un miglioramento, una gioia per il protagonista, puntualmente non arriva, anzi la situazione peggiora. Anche i meno ottimisti si sarebbero aspettati un cambiamento di rotta, una reazione da parte di un gruppo che finora ha creato ben poco, sia a livello di gioco che di risultati. Dal 17 dicembre ad oggi, il Chelsea in Premier League ha un ruolino di marcia di 12 punti in 10 partite, media da squadra che punta a salvarsi. Nello specifico i risultati sono stati i seguenti: 2 vittorie (vs Wolves e Sunderland), 6 pareggi (vs Manchester United, Wigan, Tottenham, Fulham, Norwich e Swansea) e 2 sconfitte (vs Aston Villa e Everton). Leggendo i nomi delle avversarie, notiamo che ben 7 squadre delle 10 affrontate risiedono nella metà bassa della classifica, a confermare che gli impegni dei Blues fossero ampiamente alla loro portata. Attualmente la posizione in classifica vede il Chelsea in piena lotta per il 4° posto, a pari merito con l’Arsenal, con differenza reti uguale ma con i Gunners davanti per via dello scontro diretto vinto. Nelle ultime 10 partite solamente le seguenti squadre hanno raccolto meno punti dei Blues: Wigan, Bolton, Blackburn, Wolverhampton, Fulham e Queen Park Ranger. Tutte squadre a ridosso della zona retrocessione, e 3 di queste hanno affrontato il Chelsea nel periodo da me analizzato. Questi numeri fanno capire quanto sia preoccupante la situazione, ed ora la lotta per assicurarsi il 4° posto (i primi 2 sono irraggiungibili, il terzo dipende da come si comporteranno gli Spurs) è dura.

Finora abbiamo analizzato una delle tre competizioni che vede la squadra di Stamford Bridge impegnata: nelle altre due la situazione non è migliore, anzi. In F.A. Cup i Blues hanno giocato contro il Birmingham City (squadra di Championship) e, seppur giocando in casa, non son riusciti ad andare oltre ad un 1-1, sbagliando un rigore e agguantando il pari (gol del solito Sturridge) dopo aver passato quasi 35′ in svantaggio. Per coloro che non sanno il prestigio e quanto sia ambita la F.A. Cup, e che hanno subito pensato che i Blues avessero schierato le riserve, vi sbagliate: AVB ha messo in campo la migliore formazione disponibile. Il passaggio del turno si giocherà al St Andrews Stadium il 6 marzo. Un’ eventuale eliminazione sarebbe mal digerita, soprattutto considerato il livello dell’avversario.

Villas Boas e la panchina del Chelsea alla fine della partita con il Napoli

Ancora peggio in Champions: nell’andata degli ottavi di finale, al San Paolo, il Chelsea ha rimediato una sconfitta (3-1) che rischia di buttarli fuori dalla competizione. Una parziale scusante è stato il fatto di aver dovuto rinunciare, perlomeno nella formazione titolare, a Lampard, Terry, Essien e Cole, tutti alle prese con infortuni o recentemente guariti. Questo è l’unico aspetto positivo in previsione della partita di ritorno: il Chelsea passerebbe il turno vincendo in casa con un 2-0. Un risultato difficile da ottenere, ma non impossibile: la situazione è la medesima dell’ultima partita del girone, dove il Chelsea si vide obbligato a vincere in casa contro il Valencia per accedere alla fase ad eliminazione diretta.

Facciamo ora una breve analisi tattica dei cambiamenti apportati nell’ultimo periodo da AVB che, anche se non hanno fatto ottenere i risultati sperati, hanno fatto intendere l’idea di gioco che vorrebbe proporre l’allenatore portoghese se avesse gli interpreti giusti. Le formazioni usate solitamente sono 2: il 4-3-3 ed il 4-3-1-2. La differenza non è solo nella presenza o meno del trequartista, ma soprattutto la disposizione del centrocampo: nella seconda formazione infatti, il centrocampo si trasforma in una sorta di rombo (la formazione utilizzata da Ancelotti) con le due mezzali che si propongono per inserimenti negli spazi (cosa che nell’altro modulo avviene con meno frequenza), mentre il mediano sta molto indietro, quasi in linea con i due difensori centrali, permettendo ai due terzini di spingere senza comunque rischiare di rimanere scoperti. Una peculiarità è anche la ricerca del lancio lungo, a cui provvede David Luiz, alla ricerca del gioco di sponda degli attaccanti (solitamente Drogba) che si ritrova con più opzioni: puntare i difensori e provare la conclusione, cercare il compagno di reparto o aspettare l’inserimento di uno dei centrocampisti o del terzino. Fondamentale per il ruolo di mediano è stato il recupero a gennaio di Essien, rientrato da un lungo infortunio. Il ghanese prende posto in un ruolo delicato, che finora aveva visto come interpreti Ramires, Romeu e Obi Mikel, con solo lo spagnolo che aveva convinto appieno.

Essien, un recupero fondamentale per il Chelsea

Nei due moduli abbiamo notato come cambi il numero degli attaccanti, di conseguenza cambiano anche i compiti. Nell’attacco a tre, l’attaccante centrale (solitamente Drogba) è quello che accorcia verso i centrocampisti per giocare di sponda (e permetter loro di salire), compito che viene effettuato anche nei cross nel caso che non sia possibile la conclusione diretta in porta. Nell’attacco a due  il gioco di sponda è comunque presente, ma soprattutto verso il trequartista (Mata) che aspetta gli inserimenti sulle fasce dei terzini o quelli per vie centrali dei centrocampisti. Vediamo quindi che la punta centrale ( o nell’attacco a 2 quella di peso) ha compiti di far salire la squadra e giocare con i compagni, insomma ha meno libertà rispetto al compagno di ruolo (Sturridge). Questo è un cambiamento rispetto all’inizio di stagione, in cui il Chelsea tentava  un gioco di profondità con gli attaccanti (le partite con in campo Drogba e Torres ne sono un esempio) nel tentativo di mandarli direttamente in rete.

La difesa invece è sempre a 4, con la disposizione ideale che prevede Cole a sinistra, centrali Luiz e Terry e Ivanovic a destra. Come ho fatto notare nel precedente articolo sul Chelsea, molto spesso i gol subiti vengono da gravi disattenzioni/errori più che da una incapacità dei difensori. Andando a vedere i numeri infatti notiamo che, dopo 26 giornate i gol subiti sono 32: la stagione precedente, i gol subiti durante tutto il campionato furono 33 e la linea difensiva era (a partire da Gennaio con l’arrivo di Luiz) la medesima. Ancora meglio l’anno dell’ultimo titolo, 2009/2010, con soli 31 gol subiti in 38 partite. L’arrivo di Cahill compensa la partenza di Alex (che comunque non rientrava nei piani del tecnico portoghese) e aggiunge alla rosa un centrale di buon livello. Passando al mercato,  in entrata i movimenti sono il precedentemente citato Cahill e Kevin de Bruyne, interessante giovane del Genk che gioca come centrocampista offensivo (mossa futura per rimpiazzare il probabile addio a fine stagione di Malouda). Hanno lasciato Stamford Bridge Alex (PSG) e Anelka (Guangzhou). Molti (tra i quali il sottoscritto) si aspettavano un mercato di riparazione più attivo, andando a coprire gli attuali bisogni della squadra (terzini per entrambe le fasce ed almeno un centrocampista tecnico). Questo fa pensare ad un piccolo stravolgimento della rosa nel mercato estivo, con molti giocatori in scadenza (Malouda, Drogba, Bosingwa, Kalou…) che dovranno essere rimpiazzati da validi sostituti.

La prima parte di stagione del Chelsea

“Siamo in gioco in tutte e tre le competizioni (F.A. Cup, Premier League e Champions League), addirittura in campionato abbiamo qualche punto in più dell’anno scorso”.  Queste erano le parole del vice allenatore Roberto Di Matteo alla vigilia del match di F.A. Cup contro il Portsmouth (vinto dai Blues con un tondo 4-0). Una visione molto ottimistica: in Premier la posizione occupata è la quarta, con ben undici punti di ritardo rispetto alla capolista City e otto nei confronti del Tottenham e dello United. Senza scordare le inseguitrici (essendo il quarto l’ultimo posto per la Champions league), con l’Arsenal indietro di solo un punto. In Champions League i Blues hanno conquistato la prima posizione nel girone E (formato da Valencia, Genk e Bayer Leverkusen), ma non senza fatica: il passaggio del turno è stato in dubbio fino all’ultimo turno, conquistato nella vittoria decisiva contro il Valencia, uno dei pochi incontri della stagione in cui il Chelsea abbia veramente convinto. Il sorteggio degli ottavi ha abbinato la squadra di Stamford Bridge con il Napoli, con la prima gara da giocare al San Paolo. Un sorteggio non positivo per il Chelsea, che viene accoppiata con una delle seconde classificate più forti, rendendo difficoltoso il passaggio ai quarti. Insomma la situazione non è delle migliori, un ritardo importante in Premier League e un ottavo difficile in Champions preoccupano un po tutti, soprattutto il proprietario Roman Abramovich. E pensare che l’entusiasmo ad inizio stagione era grandissimo, con l’approdo sulla panchina di Andres Villas-Boas (fortemente voluto da Roman, che ha dovuto pagare 15 milioni di euro circa per liberare il tecnico), reduce da una stagione vincente con il Porto (Europa League, Campionato e Coppa di Portogallo) e l’acquisto di Juan Mata e Lukaku.

Andres Villas-Boas, alle prese con una stagione difficile

I primi dubbi sono emersi dopo una decina di partite: gli incontri vinti raramente sono accompagnati da prestazioni convincenti, e anzi, si ha l’impressione che un errore difensivo possa essere commesso da un momento all’altro. E proprio questo il più grande problema dei Blues: la difesa, che negli ultimi anni era stato il punto di forza della squadra londinese, viene trafitta troppe volte, spesso per via di errori banali (basti pensare allo scellerato retropassaggio di Malouda nel match contro i Gunners). Eppure il reparto è composto da elementi validi: John Terry e David Luiz, entrambi difensori di livello mondiale, sono i due centrali titolari, Cole e Bosingwa (spesso alternato con Ivanovic) i due terzini. E i punti buttati dal Chelsea cominciano a fare la differenza: partite in cui il pallino del gioco è in mano ai Blues, finiscono per essere pareggiate (se non perse) per disattenzioni e decisioni sbagliate dal reparto difensivo. Meno problematico è il centrocampo, con elementi giovani (Romeu, Obi Mikel, Ramires e Mata) affiancati da giocatori più esperti (Meireles, Lampard). Un centrocampo che fa della fisicità il suo punto di forza, avendo a disposizione giocatore con spiccate doti fisiche. Di contro c’è un tasso tecnico inferiore rispetto alle altre squadre di vertice: sotto questo aspetto Lampard e Mata (sempre più usato come attaccante) sono gli unici a fare la differenza tecnicamente, e spesso il gioco ne risente essendo costretti a manovre più “semplici”. L’attacco è l’altro grande problema del Chelsea: molti dei gol provengono su invenzioni di Mata , calci piazzati o accelerazioni di Sturridge. Un attacco troppo dipendente dai singoli e molto prevedibile: Villas-Boas ha più volte cambiato le carte in tavola, passando da una sola punta, a due (Drogba e Torres in prove di coesistenza sul campo) ed infine l’attuale attacco a 3, con Drogba centrale e Mata e Sturridge larghi.

Daniel Sturridge, capocannoniere dei Blues

Quest’ultimo è una delle poche note positive del Chelsea fin’ora: tornato dal prestito al Bolton, finora ha realizzato ben 9 gol e mostrando grandissimi miglioramenti, guadagnandosi anche la chiamata di Fabio Capello. Male invece Torres: il ragazzo non riesce a decollare, e ultimamente è panchinato a favore di Drogba. Ricapitolando, non è più il Chelsea che subiva pochissimi gol e ne segnava tantissimi, ma una squadra in via di costruzione, che ancora non ha trovato una sua identità dentro e fuori dal campo. Villas-Boas infatti non è riuscito a creare una affinità con i giocatori (cosa che era riuscita a Carlo Ancelotti) e anzi, le liti con i senatori sono state frequenti, con il risultato l’allontanamento di Anelka dalla squadra (ora in Cina). In campo i problemi per il tecnico sono stati soprattutto tattici: varie le formazioni utilizzate (4-4-2, 4-3-3, 4-3-2-1), ma nessuna ha convinto a pieno. Le colpe ovviamente non sono solo del tecnico, ma anche della società che negli ultimi anni ha fatto sempre un mercato “casuale”, senza seguire uno schema o un progetto. E quello che un tifoso Blues si augura, è proprio questo: lasciar lavorar serenamente Villas-Boas e operare sul mercato coinvolgendolo, comprando giocatori che rientrino nei piani del portoghese. Solo allora potremmo valutare il suo operato, sperando che sia una valutazione positiva.

Newcastle, sogni d’Europa

La girata vincente di Demba Ba contro il Man United

Se all’inizio della stagione aveste provato a dire ad un qualunque tifoso bianconero che a gennaio la propria squadra si sarebbe trovata ad una manciata di punti della zona Champions League e in piena bagarre per centrare un posto in Europa, non solo avrebbero firmato tutti ma probabilmente avrebbero anche chiamato qualcuno per farvi portare via. Invece, succede che dopo solo un anno dal ritorno in Premier League ed alcuni trasferimenti shock che hanno scosso l’ambiente, il Newcastle, nel momento in cui scrivo, occupa la settima posizione in classifica ed è senza dubbio una delle sorprese di questa stagione. Complice un calendario favorevole nei primi mesi, scelte di mercato che sono andate ben oltre le aspettative e uno stato di forma psico-fisico da fare invidia a parecchi top club, Alan Pardew ha trovato immediatamente la quadratura del cerchio che ha consentito alla squadra di cominciare il campionato con undici risultati utili consecutivi e stabilizzarsi così nella parte alta della classifica. Lungi da me raccontarvi dettagliatamente come ci si è arrivati a questo punto, ma è mia intenzione fare un po’ il quadro della situazione attuale in concomitanza con la riapertura della finestra invernale di mercato che vedrà quasi sicuramente il Newcastle impegnato a cercare di migliorare ulteriormente la rosa. Per quanto la stagione, fino a questo punto, sia stata ultra positiva è necessario considerare il fatto che per quasi tre mesi di campionato la squadra è rimasta complessivamente intatta, priva di infortuni e con rotazioni limitate. Non a caso, nel periodo peggiore dell’anno, ovvero dalla trasferta a Manchester con il City del 19 novembre alla sconfitta interna contro il West Bromwich del 21 dicembre, dove sono arrivati solo due pareggi in 6 partite, il Newcastle è incappato in una serie quasi interminabile di infortuni e cali di forma, risultato inevitabile di una panchina corta e del sovrautilizzo di giocatori. Fatta eccezione del portiere, dove Tim Krul sta avendo la stagione della carriera che lo sta consacrando, a 23 anni, come uno dei migliori portieri del panorama internazionale, gli altri reparti necessitano di alcuni ritocchi per poter continuare la stagione ad alto livello. In difesa, la situazione è abbastanza delicata, l’infortunio di Steven Taylor, fuori fino al termine del campionato, ha aperto una falla nella zona centrale dove il solo Coloccini è titolare fisso ma che rappresenta l’unica opzione di alto livello a disposizione. Mike Williamson, protagonista della promozione è stato recuperato in tempo per supplire all’assenza di Taylor, ma la sua tenuta fisica è al quanto precaria e ciò ha convinto Pardew a presentare un’offerta di £4 mil al West Ham per il 21enne difensore James Tomkins, giovane talento inglese titolare anche nell’Under 21 di Stuart Pearce. Il West Ham ha rifiuato per ben tre volte l’offerta a salire del Newcastle ma non è escluso che nei prossimi giorni il Pardew possa tornare alla carica con un’offerta ancora maggiore. Nei ruoli laterali non ci sono particolari cambiamenti in vista con Simpson pronto al rinnovo e l’ingresso in pianta stabile nell’undici titolare di Davide Santon, anche se voci relative ad un ritorno di fiamma per Erik Pieters del PSV Eindhoven, già fortemente voluto in estate ed i nomi un po’ meno probabili di Aly Cissokho del Lione e Taye Taiwo del Milan, fanno pensare che il ruolo di terzino sinistro non è del tutto definito. Sempre vivo l’interesse anche per il terzino destro del Crystal Palace, Nathaniel Clyne, ma considerate le priorità è presumibile che l’affare venga posticipato a fine stagione.

Cheik Tiotè, guerriero del centrocampo bianconero

A centrocampo la situazione è pressochè subordinata all’asta che si è scatenata attorno a Cheik Tiotè. Il centrocampista ivoriano è oggetto di una guerra al rialzo fra le migliori squadre inglesi, con il Manchester City, in vantaggio sui cugini dello United e sul Chelsea, pronto ad un’offerta superiore ai £20 mil. che sarebbe disposto a pagare Sir Alex Ferguson per l’ex giocatore del Twente che per tutto il mese sarà impegnato in Coppa d’Africa con la sua nazionale. Per il Newcastle sarebbe una grave perdita nell’immediato ma un’offerta di questo genere sarebbe una plusvalenza troppo grande da rifiutare per Mike Ashley, che versò nelle casse del Twente £3.5 mil. per aggiudicarselo. Il Newcastle starebbe già correndo ai ripari monitorando la situazione di Victor Wanyama, ventenne centrocampista difensivo del Celtic originario del Kenya e Benjamin Corgnet, centrocampista francese del Dijon che ha recentemente rifiutato l’offerta £4.5 mil. proprio dai geordies. Negli altri ruoli del centrocampo, a parte gli insostituibili Jonas Gutierrez e Yohan Cabaye, fa discutere molto il rendimento fin qui offerto da Gabriel Obertan. La giovane ala destra arrivata in estate dal Manchester United non ha per niente impressionato sulle rive del Tyne limitato da incosistenza e da un infortunio al dito di un piede, non è previsto un cambio nel breve termine, ma di certo la sua posizione all’interno della squadra verrà probabilmente valutata al termine della stagione. Se in difesa, urge la necessità di un centrale, in attacco non si sta certo meglio. Demba Ba, fin qui superbo, con 15 goal in 19 presenze che ne fanno il secondo marcatore del campionato alle spalle di Van Persie, ha risposto alla convocazione del Senegal per la Coppa d’Africa e lascerà il Newcastle senza il primo terminale offensivo. Il compagno di reparto, Leon Best, ha segnato solo 3 goal e ha caratteristiche tutt’altro che paragonabili a quelle di Ba mentre il veterano Ameobi, mai oltre la doppia cifra di goal in carriera in Premier League, è ben distante dal poter garantire un rendimento da cannoniere ad interim. A complicare le cose, la conferma di una clausola d’uscita che libererebbe Demba Ba per £10 mil. cosa che ha provocato l’interesse di Tottenham e Liverpool, apparentemente pronte all’offerta. Nel calcio non si può mai dare nulla per scontato, ma sembra al quanto difficile che Ba possa lasciare Newcastle al momento. Pardew nel frattempo si affiderà al rilancio di Hatem Ben Arfa. Il talento francese che ha saltato tutta la scorsa stagione per infortunio, aveva mostrato segni di malcontento nell’ultimo periodo a causa dello scarso utilizzo, ma le recenti uscite impreziosite da un goal capolavoro in FA Cup contro il Blackburn lo candidano ad un ruolo da protagonista. Dal mercato, trovo improbabile la strada che porta a Vincenzo Iaquinta offerto in prestito dalla Juventus, come riportato da alcuni giornali inglesi, ancor più fantasiosa quella che porterebbe ad un ritorno di Andy Carroll. Non è passato di moda Modibo Maiga, attaccante maliano del Sochaux, con il quale il Newcastle aveva trovato l’accordo per il trasferimento sulla base di £7 mil. salvo poi far cadere l’acquisto causa problemi fisici. Il nome caldo per la sostituzione di Ba e non solo, è quello di Jordan Rhodes, talento scozzese di 21 anni dell’Huddersfield Town. In League One il ragazzo ha messo a segno la bellezza di 25 goal in 21 presenze ed è salito alle cronache nei giorni scorsi dopo la prestazione clamorosa da cinque goal nel match contro il Wycombe vinto 6-0 dalla sua squadra. Pardew lo segue da tempo, l’Huddersfield ha respinto tutte le offerte fin qui ricevute per il giovane attaccante, ma difficilmente potrà resistere a lungo considerato l’interesse di mezza Premier League. Ad aumentare ancor di più il fascino sul giovane scozzese, ci ha pensato Lee Clark, manager dell’Huddersfield nonchè ex giocatore del Newcastle che ha definito Rhodes un finalizzatore addirittura superiore alla leggenda del Newcastle Alan Shearer. Considerato che la maglia n.9 bianconera è senza proprietario, in riva al Tyne, sperano vivamente possa finire sulle spalle di Jordan Rhodes.

Per concludere, in questo mercato il Newcastle andrà alla ricerca di un difensore centrale ed un attaccante. Questi sono i due innesti prioritari che potranno aiutare la squadra a rimanere nel treno per l’Europa che conta. L’eventuale cessione di Tiotè aprirebbe sì un ulteriore buco ma farebbe entrare nelle casse della squadra parecchie sterline da poter reinvestire per l’acquisto di altri giocatori. Sembrano passati i tempi degli acquisti scriteriati di qualche anno fa, per come ha gestito la rosa e il mercato fin qui Alan Pardew, a Newcastle possono stare tranquilli.

Luca