Viaggio nella Bristol del calcio: parte prima, Bristol Rovers

Bristol Rovers Football Club
Anno di fondazione: 1883
Nickname: the Pirates, the Gas
Stadio: Memorial Ground, Horfield, Bristol BS7
Capacità: 12.011

Prima tappa del nostro viaggio a Bristol per conoscere le due squadre pro cittadine; partiamo dal Bristol Rovers, che attualmente milita in League Two. La storia del club comincia nel Settembre del 1883, quando il diciannovenne insegnante Bill Somerton (era pur sempre il XIX secolo) organizzò un meeting in quel di Stapleton Road (Queen’s Parade) per appunto fondare una squadra di football: squadra a cui, dopo aver scelto i colori sociali, venne dato il nome di Black Arabs, black come la maglia e Arabs come la squadra di rugby che giocava accanto all’impianto scelto per il nuovo club. La prima stagione non fu particolarmente fortunata, con diverse sconfitte nei match (rigorosamente amichevoli) giocati. Fu la prima e ultima stagione con il nome Black Arabs, visto che dal 1884 il club prese il nome di Eastville Rovers: scelta dettata dal legare la squadra alla specifica zona di Bristol (Eastville, appunto) al fine di creare un’identità geografica definita che attirasse più pubblico locale alle partite. La prima competizione a cui il club prese parte fu la Gloucestershire Cup, vinta nel 1888/89 in finale contro il Wormley. In quel periodo la squadra giocava in un campo chiamato “Three Acres”, di cui oggi non rimangono tracce.

Gli anni ’90 del XIX secolo cominciarono come era finito il decennio precedente: amichevoli e Gloucestershire Cup. E trasferimenti, dapprima al Schoolmaster Cricket Ground di Horfield, dove la squadra giocò per una stagione, e in seguito al Durdham Down. Era il 1892, e la stagione che cominciò quell’anno fu la prima per l’Eastville Rovers in un campionato organizzato: la Bristol & District League, che cambierà poi nome in Western League. L’inizio non fu esattamente glorioso: sesto posto su nove la prima stagione, undicesimo su dodici squadre la seconda; quando la lega venne ampliata nel 1895, i Rovers schieravano due squadre: la prima squadra nella massima serie, e il team riserve nella serie inferiore. La Bristol & District, come facilmente immaginabile, accoglieva squadre locali, una delle quali chiamata Bristol South End: era l’antenata del Bristol City (come vedremo), e la prima sfida di sempre tra le due squadre terminò 2-1 per i futuri Robins. Chiusa parentesi, torniamo al 1895, perchè in quell’anno i Rovers esordirono anche in FA Cup, con una sconfitta 0-2 contro il Warmley. Andò meglio la stagione successiva, con due turni superati ma, quando il sorteggio mise i Rovers di fronte al Royal Artillery Portsmouth fuori casa, il club rinunciò al viaggio – troppo costoso – dando di fatto partita vinta agli avversari. Il secolo si chiuse con due avvenimenti che segneranno la storia futura della squadra: l’acquisizione dell’Eastville Stadium dalla squadra di rugby degli Harlequins, impianto che rimarrà lo stadio della squadra per quasi un secolo, e il cambio di nome: per consuetudine la squadra veniva ormai chiamata Bristol Eastville Rovers, e la consuetudine venne resa ufficialità nel 1899, con il passaggio al nome di Bristol Rovers.

A questo punto apriamo la solita parentesi sui colori sociali. Detto del nero dei Black Arabs, l’Eastville Rovers giocò con nell’ordine: maglia bianca e calzoncini neri, maglia verde e crema, e maglia a bande orrizzontali azzurre e bianche. Il Bristol Rovers esordì invece con una casacca in stile Notts County, a strisce verticali bianche e nere, che rimarrà tale fino alla Prima Guerra Mondiale. Il Bristol Rovers venne ammesso alla Southern League nella stagione 1899/1900, campionato nel quale la squadra otterrà la massima gloria nel 1904/05, alzando il trofeo; nella stessa stagione venne messa in bacheca la Gloucestershire Cup, vinta anche nel 1902/03, vinta entrambe le volte contro il Bristol City in finale. Fino alla scoppio della Grande Guerra, il Rovers rimase in Southern League Division One, sebbene il successo venne presto offuscato da piazzamenti nei bassifondi della classifica. A conflitto finito, nel 1920 la Southern League si fuse con la Football League, con tutte le squadre della vecchia lega (che comunque continuò a esistere, ed esiste tuttoggi come ben sappiamo) che confluirono nella Third Division della Football League, creata appositamente per l’occasione. I Rovers cambiarono anche colori di maglia, e giocarono per tutta la durata degli anni ’20 con un completo stile Tottenham, con maglia bianca e pantaloncini blu scuro. Anni ’20 passati nella parte destra della classifica per usare un termine da giorni nostri, con alcuni acuti tra cui il goal di Ronald William “Ronnie” Dix all’età di 15 anni e 180 giorni che ne fecero e ne fanno a tuttoggi il più giovane marcatore nella storia della Football League e il provino – fallito – di Mahmoud Mokhtar El-Tetsh, che diventerà uno dei giocatori egiziani più famosi di sempre.

La squadra vincitrice della Southern League 1904/05

Anticipandovi fin da subito che il Bristol Rovers rimarrà in Third Division ininterrottamente fino ai primi anni ’50, giungiamo con la nostra storia agli anni ’30, quando il Capitano Albert Prince-Cox venne nominato nuovo manager della squadra. L’evento è rilevante in quanto il Capitano introdusse due elementi che caratterizzano ancora oggi i Rovers. Il primo fu il cambio di maglia, che passò dal blu con pantaloncini bianchi (fu usato una sola stagione, dopo la divisa simil-Tottenham a cui accennavamo prima) alla classica maglia a quadrati bianco-blu: secondo Prince-Cox questa divisa avrebbe reso i giocatori più grossi agli occhi degli avversari e quindi più minacciosi. Sarà. Forse per lo stesso motivo il secondo elemento introdotto dal nuovo manager fu il nickname Pirates, che ancora oggi rimane e compare nel simbolo della squadra, con la sagoma del pirata in primo piano e che per la prima volta apparve su un match programme. Visto che le prestazioni sul campo offrono pochi spunti di discussione, apriamo la lunga questione sullo stadio che porterà, a metà anni ’80, il Bristol Rovers a giocare addirittura fuori Bristol. Nel 1932 il club affittò il terreno alla locale associazione di corse di levrieri (Bristol Greyhound Racing Association), secondo una clausola per cui a tale associazione sarebbe spettata l’ultima parola in caso di vendita dell’impianto; la clausola fu poi modificata concedendo alla stessa l’opportunità di acquistare l’impianto in qualsiasi momento, a patto di informare per iscritto due mesi prima il Bristol Rovers. L’acquisto avvenne nel 1940: per 20.000 sterline l’associazione di corsa dei cani divenne proprietaria dell’impianto, che continuò comunque ad ospitare anche le partite del Rovers. Gli anni pre-guerra videro nuovamente la vittoria in Gloucerstershire Cup, messa in bacheca altre tre volte.

Il primo decennio dopoguerra fu in assoluto il periodo di maggiore successo nella storia del club. I primi anni ’50 videro infatti una concentrazione di avvenimenti che non si ripeteranno più. Primo fra tutti, la promozione ottenuta nella stagione 1952/53, vincendo la Division Three e ottenendo così la prima promozione da quando il club entrò a far parte della Football League; in secondo luogo i piazzamenti successivi, al sesto posto della Division Two, che rimangono ad oggi i piùalti piazzamenti di sempre del Rovers in Football League; terzo avvenimento importante, la convocazione in Nazionale di Geoff Bradford, autentica leggenda locale (nato a Bristol, vissuto a Bristol tutta la vita, ha indossato solo la maglia dei Pirates), primo e ultimo giocatore del Bristol Rovers ad aver indossato la casacca dei tre leoni; quarto avvenimento, il raggiungimento in due occasioni dei quarti di finale di FA Cup, la prima volta nel 1950/51 (sconfitta contro il Newcastle United) la seconda nel 1957/58, sconfitta contro il Fulham (e nella stessa competizione, nel 1956, ci fu una clamorosa vittoria per 4-0 contro il Manchester United di Matt Busby). Nel frattempo, i tifosi avevano incominciato a utilizzare la canzone che sarebbe diventata il loro inno: Goodnight Irene, cantata per la prima volta ai tifosi del Plymouth Argyle durante una vittoria per 3-1 nella versione Goodnight, Argyle.

Leggenda. Geoff Bradford

Il 1961/62 vide il ritorno del Bristol Rovers in Third Division, dove rimarrà per tutti gli anni ’60. Anni durante i quali la squadra cambiò maglia: i colori rimasero bianco e blu, ma vennero abbandonati i quadrati per passare dapprima alle righe verticali e poi a una maglia completamente blu con pantaloncini bianchi. I quadrati fecero la loro ricomparsa solamente nella stagione 1973/74. Nel decennio in questione si ritirò anche Geoff Bradford, recordman a tuttoggi di goal segnati per la squadra: l’ultimo goal con la maglia dei Pirates lo siglò il 14 Dicembre 1963, e il destino volle fosse contro il Bristol City in una vittoria per 4-0. Venne vinta per altre tre volte la Gloucestershire Cup, ma fu tutto: il club cominciò gli anni ’70 nella famigliare Division Three. Un po’ di gloria venne dalla Coppa di Lega: nel 1970/71 e nel 1971/72 il Rovers raggiunse i quarti di finale della competizione, eliminato nel primo caso dall’Aston Villa, nel secondo dallo Stoke City che andrà a vincere il trofeo; nel match giocato a Eastville contro i Potters la folla superò i 33mila, numeri che all’epoca il club non faticava a raggiungere (il record di sempre è 38.472, FA Cup contro il Preston North End). Come detto, nel 1973/74 vennero reintrodotte le maglie con i quattro rettangoli bianco-blu, il che coincise con la nuova promozione in Division Two del Bristol Rovers. Venne vinta altre due volte l’ormai arcinota Gloucestershire Cup.

Se i primi anni cinquanta furono il periodo di maggior successo per il club, gli anni ’80 segnarono il punto più basso, più che per le vicende sul campo per quelle al di fuori del campo, con l’eccezione della stagione 1980/81 che fu disastrosa anche per quanto concerne l’aspetto calcistico, con l’ultimo posto in Division Two condito da sole 5 vittorie (penultimo arrivò il Bristol City). Ma come detto fu soprattutto fuori dal campo che il Rovers attraversò un periodo di crisi, e fu per la questione stadio. Come detto, Eastville (che nel frattempo, 1980, aveva preso parzialmente fuoco, costringendo il club a giocare ad Ashton Gate) era stato ceduto alla Bristol Greyhound Racing Association, e il Bristol Rovers di conseguenza era affittuario dell’impianto. Il contratto d’affitto era in scadenza nel 1981, tuttavia venne prolungato per altri cinque anni, mentre nel frattempo sia il Bristol City sia il Bath City offrirono al Bristol Rovers ospitalità nei rispettivi stadi; quando il Bristol City fu sull’orlo della bancarotta, addirittura il proprietario del Rovers offrì 450.000 sterline per acquistare Ashton Gate, ma la nuova società che prese il controllo dei Robins declinò l’offerta. La soluzione, alla fine, non fu trovata: nel 1986 il Bristol Rovers abbandonò Eastville per andare a giocare a Bath, a Twerton Park, casa del Bath City: vi rimarrà per dieci, lunghi anni d’esilio da Bristol. La Gloucestershire Cup venne vinta altre cinque volte, ma ormai questo è quasi superfluo dirlo. Quel che conta è che il nuovo manager Gerry Francis (ex giocatore tra l’altro dei Pirates) costruì una squadra che, nel 1989/90, vinse il campionato, riportando il Bristol Rovers in Division Two (che diventerà One con la nascita della Premier League, lo ripetiamo sempre ma è doveroso). Nella stessa stagione venne persa la finale di Football League Trophy contro il Tranmere Rovers.

Eastville

L’esilio da Bristol durò fino al 1996, quando il Bristol Rugby club, in difficoltà economiche, offrì la proprietà di metà del suo stadio (Memorial Stadium) proprio al Bristol Rovers, che la acquistò per 2.3 milioni di sterline; l’altra metà dello stadio venne acquistata nel 1998. Sul campo il Rovers retrocesse (1992/93) nuovamente al terzo livello della piramide, dove rimarrà fino al 2001 quando, per la prima volta nella sua storia, conobbe anche il quarto livello, la futura League Two (all’epoca Third Division). FIno a quel momento il Bristol Rovers era l’unica squadra a non aver mai giocato nè al primo nè al quarto livello del calcio inglese. Il club riemerse dalla palude della quarta serie nel 2006/07 (anno in cui perse la finale di Football League Trophy per la seconda volta), salvo risprofondarci due anni fa. Come abbiamo visto, la storia del Bristol Rovers non è ricca di successi (e non lo sarà nemmeno quella del City), eppure la fanbase è solida e ben radicata, specialmente nelle zone est e nord di Bristol e nel sud del Gloucestershire. La media spettatori al Memorial Stadium si aggira negli ultimi anni intorno ai 7.000 a partita, un buon numero; il club sta anche pensando al nuovo stadio, che dovrebbe essere costruito nella zona della University of the West of England (da cui il nome, UWE Stadium, di cui potete trovare QUI il sito) e contenere circa 21.000 spettatori.

Concludiamo però, come sempre, con le curiosità. Forse avrete notato che non abbiamo mai usato l’altro soprannome della squadra, the Gas. Non lo abbiamo fatto per tenerci buona la spiegazione di tale nickname, piuttosto curiosa. A Eastville nell’aria si avvertiva spesso odore di gas: questo perchè vicino all’impianto sorgeva un gasometro che conteneva town gas, ovvero il gas ottenuto dalla distillazione carbone. I tifosi del Bristol City appiopparono per questo motivo il soprannome Gasheads ai cugini, che tuttavia invece di subirlo lo fecero proprio, e ancora oggi il numero 12 della squadra è dedicato ai tifosi, ai gasheads appunto. L’attuale logo vide la luce nel 1997/97; precedentemente venivano usati lo stemma di Bristol e, negli anni ’80, un orribile stemma a quadrati che trovate qui. Raggiungere lo stadio a piedi è piuttosto impegnativo giungendo a Bristol in treno: la soluzione migliore è scendere a Bristol Parkway e prendere un taxi o un autobus della linea 73.

Records

  • Maggior numero di spettatori: 38.473 v Preston North End (FA Cup, 30 Gennaio 1960)
  • Maggior numero di presenze in campionato: Stuart Taylor, 546
  • Maggior numero di reti in campionato: Geoff Bradford, 242

Viaggio nella Bristol del calcio: introduzione

Dopo Sheffield, Nottingham e Stoke-on-Trent il nostro viaggio tra le città con due squadre professionistiche prosegue in quel di Bristol.

Innanzitutto localizziamo la città: appena sotto il Galles, Sud-Ovest dell’Inghilterra, sul fiume Avon, e con una piccola parte che tocca l’estuario del Severn. Bristol non è solo una città, ma anche una contea e un’unitary authority. Conta circa 400.000 abitanti, che raggiungono il milione se si tiene conto dell’area urbana, da sempre una delle più popolose dell’intera Inghilterra: oggi Bristol è la sesta città inglese come popolazione, ma per secoli è stata una delle prime tre, prima che la rivoluzione industriale attraesse masse enormi di persone verso Liverpool, Manchester e Birmingham. Per secoli, l’economia della città è ruotata intorno al porto, felicemente famoso per essere punto di partenza e approdo delle merci dirette verso le colonie del British Empire, tristemente famoso perchè tra tali “merci” comparivano anche gli schiavi, da mandare nelle piantagioni caraibiche. Il porto determinò anche la nascita di una forte attività di contrattazione delle merci, che storicamente aveva sede in Corn Street (“The Exchange”). Con l’esplosione demografica del nord, sede tra l’altro delle principali industrie, il porto di Bristol dovette cedere il passo a quello di Liverpool, andando incontro a una fase di declino, a cui contribuirono anche l’abolizione della tratta degli schiavi e la guerra navale contro la Francia napoleonica.

Oggi Bristol, oltre al porto, possiede anche un centro di industria aerospaziale tra i principali del Regno Unito: Rolls Royce (divisione aeronautica), Airbus, etc., oltre a essere specializzata nella produzione e nella lavorazione della carta e del cartone; il perno culturale è invece rappresentato dalla University of West of England (una sorta di politecnico) e dalla University of Bristol. Anche a Bristol viene parlato un dialetto, il “Bristolian” o “Bristle” (Brizzle), tra le cui caratteristiche vi è la pronuncia della “r” dopo una vocale (“car”, “war” etc.) e la “Bristol L”, ovvero la tendenza a far terminare con una “l” (anche se alcuni sostengono sia una “w”) le parole che terminano con “a” o “o”, come ad esempio “area” che diventa “areal” o “areaw” nella pronuncia locale. Per quanto riguarda i trasporti invece, Bristol è attraversata da due autostrade (la M4 che collega Londra col Galles e la M5 che collega Birmingham a Exeter), è servita da due stazioni ferroviarie principali (Bristol Parkway e Bristol Temple Meads) e da un aeroporto internazionale. A differenza di altre città inglesi invece il trasporto ferroviario locale (ivi inclusi i servizi di light rail o tram) non è sviluppato adeguatamente, rendendo preferibili altri mezzi per i brevi spostamenti.

Clifton Suspension Bridge, sul fiume Avon

Tutto questo per arrivare allo sport, che è ciò che ci interessa. Prima di affrontare il tema calcio, ricordiamo che a Bristol hanno sede un club di rugby union, il Bristol Rugby, uno di rugby league, i Bristol Sonics e una squadra di cricket, il Gloucestershire County Cricket Club che gioca le sue partite al County Cricket Ground. Arriviamo ora al calcio. Oltre a numerose squadre non-league come accade in altre città, Bristol è sede di due squadre di Football League: il Bristol Rovers e il Bristol City (in rigoroso ordine di nascita), che curiosamente hanno portato in città la bellezza di…zero trofei importanti. Maggiori fortune ha avuto storicamente – ed ha tutt’ora – il City, che disputa la seconda serie inglese, mentre il Rovers è relegato in League Two. Le due squadre non si incontrano dal 2007 (Football League Trophy, semifinale di ritorno, 1-0 Rovers nell’occasione dopo lo 0-0 dell’andata) in quello che è conosciuto come il Bristol derby, e che vede su 105 incontri 43 vittorie del Bristol City, 33 pareggi e 29 vittorie del Bristol Rovers. Il Bristol City gioca le sue partite interne ad Ashton Gate, situato nella zona sud-ovest della città, mentre il Bristol Rovers disputa gli incontri casalinghi al Memorial Ground, nella zona nord di Bristol.

E proprio dal Memorial Ground comincerà la nostra due giorni virtuale in quel di Bristol.