Around the football grounds – A trip to Wolverhampton

La terza tappa del nostro tour degli stadi d’Inghilterra ci porta nella città di Wolverhampton, nelle West Midlands inglesi, la cui area urbana è la seconda più grande d’Inghilterra. Nella cittadina risiedono circa 240mila persone e qui, da più di 130 anni, hanno sede i Wolves, nome completo Wolverhampton Wanderers, squadra che quest’anno è appena retrocessa in Championship dopo essere arrivata ultima in Premier League.

LA STORIA

I Wolves, fondati nel 1877 (tra i più antichi d’Inghilterra), possono vantare nella loro storia di aver giocato solamente in due impianti, di cui, quello attuale, in uso addirittura dal 1889 (ovviamente con i dovuti ammodernamenti). Il primo vero impianto, del quale oggi non rimane alcuna traccia se non i nomi dei giocatori nell’area dove adesso ci sono case, fu il Phoenix Park nell’area di Blakenhall, a sud del centro città, utilizzato per i primi 12 anni di esistenza del club. Ma dal 1889 avviene il trasferimento al Peter Molineux, stadio che porta il nome di Benjamin Molineux, mercante locale che nel 1744 acquistò e sviluppò l’area nella quale poi nacque lo stadio, adattato, in un primo tempo, da un impianto polisportivo che comprendeva una sorta di velodromo e percorsi per la corsa. Al momento dell’esordio della squadra l’impianto, oltre al campo da gioco, agli spogliatoi e alla sede del team, comprendeva una grandstand per circa 300 spettatori e una sorta di stand riparato in grado di ospitare fino a 4000 mila persona  in caso di pioggia. La prima gara fu un’amichevole contro l’Aston Villa, mentre la prima vera partita ufficiale fu disputata il 7 settembre 1889 contro il Notts County (vittoria dei Wolves 2-0). Nei primi anni di esistenza, forte anche dei continui piccoli lavori di miglioramento fatti dal club, lo stadio divenne abbastanza popolare in Inghilterra ospitando, tra l’altro, alcuni incontri internazionali e semifinali di FA CUP (allora un onore immenso). I primi problemi emersero subito dopo la prima guerra mondiale, problemi soprattutto di visibilità (c’era un’enorme difficoltà a vedere la partita nelle grandi occasioni) con il club che, dopo esser stato sottoposto a numerose pressioni da parte di stampa e tifosi, decide finalmente di sistemare le cose nonostante il periodo bruttissimo per i risultati sportivi.

La storica Waterloo Road Stand

E così, nel 1925, viene inaugurata la prima vera stand dello stadio costruita su Waterloo Road (con la nobile firma, sul progetto, di Archibald Leitch, uno dei più noti architetti dell’epoca, soprattutto in ambito sportivo), contenente nelle sue viscere gli spogliatoi, che portò tra l’altro allo spostamento della vecchia, originaria, stand sulla Molineux Street side, con la copertura che venne distrutta poco tempo dopo dai temibili venti delle West Midlands. Il club comunque non si fermò e nel 1932 anche la Molineux Street Stand è finalmente diventata una tribuna di tutto rispetto: struttura coperta, capace di ospitare circa 8mila spettatori, sormontata in centro da un orologio similmente a quanto si poteva allora ammirare solamente in pochi impianti, tra cui Old Trafford e Highbury. In quegli anni la squadra sul campo conosce la first division ed anche il Molineux diviene un impianto completo con la copertura dei due terrace situati dietro le porte, North Bank e South Bank. La capacità raggiunse le 60mila persone e nel 1939 fu registrato il record assoluto di presenze, quando 61315 persone videro la gara di FA Cup contro il Liverpool. Durante gli anni della guerra ovviamente non ci furono modifiche e bisogna aspettare il 1953 per un’aggiunta fondamentale, l’impianto di illuminazione, uno dei primi in Inghilterra: questo diede una spinta importante alla popolarità del Molineux, che in un’epoca dove le coppe europee non c’erano ancora o non avevano la medesima importanza odierna, divenne sede di molte amichevoli infrasettimanali tra grandi squadre; dal 1957 arrivarono anche i primi match europei e non si va lontani dall’affermare che all’epoca era uno degli impianti più importanti in patria ed in Europa.

Il Molineux negli anni 60

Ma la vera svolta per questo impianto arrivò negli anni 70: con l’intensificarsi delle misure di sicurezza e dei requisiti per ottenere l’agibilità, si scoprì presto che la Molineux Street side Stand, la parte storica e meravigliosa dello stadio, non ha i requisiti minimi. Cosa fare? Rifarla da zero e così si fece: su un progetto degli architetti Atherden e Rutter (segnateveli questi nomi perchè ritorneranno) venne iniziata la ricostruzione con la vecchia stand ancora in piedi e, una volta terminata, la vecchia stand venne demolita, compreso il tetto che ancora tanti nostalgici ricordano con ammirazione. La nuova stand, denominata John Ireland stand in onore di uno dei proprietari storici, è un gioiello da 9500 posti a sedere con 42 boxes e dei contestatissimi seggiolini rossi in puro contrasto coi colori del club.

La John Ireland stand ed i suoi seggiolini rossi

Tuttavia non è tutto oro ciò che luccica: per mancanza di fondi il campo venne lasciato a circa 100 piedi dalla nuova stand e la squadra stessa navigò in cattive acque finanziarie per quasi 10 anni, vanificando tutti i progetti che ruotavano attorno all’ammodernamento dello stadio e allontanando il pubblico dal Molineux; senza contare, inoltre, che le grandi tragedie degli spalti degli anni 80 portarono ad un’ulteriore stretta sulla sicurezza negli impianti e per questo motivo due delle quattro stand del Molineux furono dichiarate inagibili e chiuse: la North Bank e la Waterloo Road stand (e in quest’ultima c’erano gli spogliatoi, che rimasero agibili). La salvezza arrivò nel 1990, con l’avvento alla presidenza dell’attuale chairman, sir Jack Hayward, che non solo salvò il club, ma anche iniziò a trasformare il Molineux: il primo intervento fu la demolizione del North Bank per costruire la Stan Cullis Stand, che avrà però vita breve, come vedremo fra poco.

Una foto del 1991, prima dello sviluppo moderno dello stadio

L’IMPIANTO ATTUALE

Il Molineux è in piena fase di trasformazione ultimamente: sono in corso infatti lavori di rifacimento della Stan Cullis Stand che fanno parte di un ben più ampio progetto di ammodernamento di tutto l’impainto, con il sogno di portarlo a 50mila spettatori. Attualmente però l’impianto prevede 28.500 posti a sedere, con l’obiettivo di portarli a circa 36 mila al termine della prima tranche di lavori che dovrebbe concludersi nel 2015. Come da tradizione, ci addentriamo nei diversi settori.

L’impianto attuale

BILLY WRIGHT STAND

Attualmente rappresenta la main stand dell’impianto, sorta sulle ceneri della storica Waterloo Road Stand abbattuta all’inizio degli anni 90. Ha aperto nel 1993 e contiene al suo interno, oltre agli immancabili box e conforts, gli spogliatoi e tutte le strutture per tv e stampa. La stand porta il nome di Billy Wright, storica bandiera del club dato che vi giocò, a cavallo tra gli anni 40 e 50, per tutta la sua carriera, giovanili comprese. All’esterno della stand c’è anche la statua a lui dedicata. La tribuna è la classica inglese: due blocchi rettilinei con posti a sedere tutti coperti con i seggiolini rigorosamente del colore del club ed alcuni colorati in maniera tale da formare l’immagine del lupo, simbolo della squadra. Fuori, all’angolo con la Stan Cullis stand, si trova anche il megastore della squadra, altro elemento immancabile in uno stadio inglese. Il sogno del club è quello di espandere anche questa tribuna oltre ai progetti di sviluppo già in corso, ma sarà piuttosto difficile non solo per le finanze, ma anche per i permessi necessari.

La Billy Wright Stand vista dall’esterno

THE STAN CULLIS STAND

Inaugurata nel 1992 sulle ceneri del North Bank, è la prima struttura ad essere interessata dal nuovo progetto di sviluppo dello stadio. Demolita completamente nel maggio 2011, il suo rifacimento dovrebbe essere pronto per l’inizio della stagione 2012-13, che il club giocherà in Championship. Addirittura è possibile seguire online, via webcam, lo sviluppo della stand giorno per giorno: il progetto prevede una stand su due file, similmente alla tribuna, con posti tutti rigorosamente al coperto. Dovrebbe inoltre esserci una sorta di open space nell’angolo nord-est, che dovrebbe essere il posto per i tifosi ospiti (ma questo sarà visto solo a lavori ultimati). Connesso al rifacimento di questo pezzo dello stadio c’è il piano di sviluppo dell’area antistante alla stand con il nuovo megastore, il museo della squadra, bar ed altre amenità per intrattenere il tifoso in attesa della partita. Capienza finale dovrebbe essere di circa 7798 persone, ma è un numero che potrebbe aumentare in futuro col termine dei lavori che coinvolgeranno la Steve Bull Stand (si prevede un collegamento finale tra le due stand). Il nome è un tributo ad una delle personalità più grandi legate alla storia dei Wolves, quella di Stan Cullis, difensore che ha giocato sempre coi Wolves dei quali divenne successivamente manager, probabilmente il più grande manager della storia di questa squadra: fuori dalla stand, così come per Billy Wright, c’è anche la statua in suo onore.

La nuova Stan Cullis Stand in costruzione

THE STEVE BULL STAND

La tribuna antistante alla Billy Wright Stand è dedicata a Stephen George, alias Steve Bull, indimenticata punta del club tra il 1989 e il 1999, anno del suo ritiro, dopo 250 gol con il club. Non è una tribuna nuova, ma è semplicemente la John Ireland Stand ridenominata e sistemata ed è una struttura semplice, due file coperte più in piccolo rispetto alla main stand. A differenza dell’originale John Ireland Stand, sono spariti i contestati seggiolini rossi e i colori sono semplicemente quelli del club. All’angolo con la Jack Harris stand si trova il maxischermo. L’intera stand dovrebbe essere interessata dalla seconda fase dell’espansione dello stadio, ma il club, ad inizio 2012, ha annunciato che la stand non sarà rifatta quest’estate, ma a data da destinarsi: qualche problema finanziario e probabilmente anche qualche intoppo burocratico, ma si parla comunque del rifacimento pronto entro il 2015, con un aspetto che dovrebbe essere simile a quello della Main Stand. La piccola curiosità è che all’estremità di questa stand, nell’angolo sud-ovest, dal 2004 al 2009 fu installata una piccola stand temporanea, denominata Graham Hughes Stand, con 900 posti a sedere scoperti; proprio il fatto di essere scoperti valse a questa stand il soprannome di “Gene Kelly Stand” (la star di Singing in the rain).

La Steve Bull Stand

THE JACK HARRIS STAND

Nel grande rinnovamento degli anni 90 rientra anche il rifacimento della South Bank, attualmente conosciuta con il nome del presidente del club che guidò la squadra sul finire degli anni 80. Questo settore, a differenza degli altri, è a single-tier ed è usato attualmente come zona ospiti anche se non completamente dato che spesso è diviso a metà tra local fans ed away fans. Ovviamente più il team ospite è di richiamo, più spazio sarà riservato per i tifosi avversari e proprio essendo zona mista, al suo interno troviamo il centro della sicurezza dello stadio, dove viene controllato sostanzialmente tutto quanto succede all’interno del perimetro del Molineux.

La Jack Harris Stand

L’ATMOSFERA

A Wolverhampton i tifosi amano la propria squadra, nonostante un calo di presenze in questa stagione, quella della retrocessione. Negli ultimi anni, infatti, lo stadio è sempre stato piuttosto pieno, con medie spettatori attorno alle 27-28 mila prima dei circa 25 mila di quest’anno. E il pubblico è un pubblico di qualità, leale col team e con gli avversari, sempre pronti a tirar fuori la voce e incitare la squadra anche nei momenti peggiori. Allo stesso modo la vedono i tifosi in trasferta al Molineux, una trasferta che fanno felicemente consapevoli di andare a trovare un pubblico che supporta la propria squadra senza rompere le scatole agli avversari, con steward cortesi e rilassati nel settore ospiti. Quest’anno i tifosi dei Wolves sono saliti alla ribalta della cronaca per il loro atteggiamento meraviglioso nel giorno della retrocessione della squadra, quando hanno continuato a cantare, a incitare la squadra e ad autoironizzare su loro stessi col famoso coro “Que sera sera” adattato per l’occasione e che potete ascoltare nel video sottostante.

Tra le rivali “locali”, sicuramente da citare sono le partite contro il WBA, il Birmingham e l’Aston Villa: con queste avversarie l’atmosfera diventa elettrica, in particolare contro il WBA in quello che è conosciuto come il Black Country derby e rappresenta uno dei derby più vecchi del mondo tra due delle squadre fondatrici della English Football League. Inserite nel quadro della retrocessione anche il fatto di aver perso entrambi i derby, di cui quello di ritorno per 5-1 in casa e vi renderete maggiormente conto della meravigliosa grandezza di questo pubblico che, attraverso gli highlights di Match of the day e youtube ho imparato ad apprezzare moltissimo. Tra l’altro il Molineux ad ogni gol dei Wolves regala boati pazzeschi, come capita di sentire in ben pochi altri stadi inglesi.

CURIOSITA’  E NUMERI

Il campo di gioco non è sempre stato all’altezza della tradizione inglese, anzi, da più parti spesso si sono alzate parecchie lamentele sulla qualità del campo. Il problema sembra essere stato risolto negli ultimi due anni con un lifting sulla base del campo, nuovi impianti di irrigazione ed un provvidenziale aiuto da un inverno non proprio durissimo.

Nella sua storia il Molineux ha ospitato numerosi match internazionali, soprattutto nei primi anni del 900. Venendo a periodi a noi più vicini, negli anni 2000 è stata la sede di alcune partite dell’Under 21 inglese e di importanti competizioni di calcio giovanile. Inoltre è diventato famoso anche per esser stato sede di un concerto di Bonjovi nel 2003, al quale sono accorse circa 34 mila persone.

Capacità: 28.500 (numero approssimativo per via dei lavori)

Misure del campo: 100 x 64 metri

Record attendance: 61.305 (1939 – FA Cup vs Liverpool)

Record attendance attuale: 29.396 (2004 – Premier League vs Manchester United)

FONTI

Football ground guide

Wolves official site

Wikipedia

The Wolves site

Un pensiero su “Around the football grounds – A trip to Wolverhampton

  1. Pingback: Glory, glory Wolverhampton! La storia dei Wolves | English Football Station

Lascia un commento