Around the football grounds – A trip to Sunderland

Quinta puntata del nostro tour alla scoperta degli stadi inglesi, della loro storia in particolare, e quest’oggi approdiamo in quel di Sunderland, cittadina nel nord-est inglese, nella regione del Tyne and Wear. 280 mila circa gli abitanti della città, tra le preferite del signor Lewis Carroll, che tutti voi conoscete per Alice nel Paese delle Meraviglie; tuttavia quello che a noi interessa è il football e qui ha sede l’omonima squadra dal 1879, che attualmente milita in Premier League.

LA STORIA

Il Sunderland, nella sua storia, ha avuto 7 stadi a far da cornice alle sue gesta calcistiche con numerosi cambi soprattutto all’inizio della sua esistenza. Il primo impianto sfruttato era quello più adiacente alla sede storica della società, fondata nel 1879 alla Hendon Board School, nell’East End cittadino. Del Blue House Field purtroppo non c’è alcuna immagine dell’epoca e si sa ben poco, se non che l’affitto annuale dell’impianto era di 10 sterline dell’epoca, che il campo era all’incirca di 110 x 60 yards e che negli archivi non esiste più traccia della prima vera partita del Sunderland nello stadio; esiste documentazione solamente dal 1880, dalla seconda partita giocata contro il Ferryhill e persa 1-0. Ovviamente l’area dell’epoca non esiste più, totalmente riqualificata, scuola compresa; il famoso Blue House pub, celebre all’epoca, attualmente esiste a circa 200 metri dal sito originario in prossimità dell’impianto, che fu abbandonato dal team nel 1881: dall’anno successivo la squadra si trasferì al Grooves Field, nel quartiere di Ashbrooke, Nord-Est cittadino.

L’allora location del Blue House Field

Groves Field durò davvero poco: il Sunderland, non ancora affiliato alla Football League, vi rimase per soli 2 anni ed anche di questo impianto non abbiamo sostanzialmente tracce. Si sa che nell’idea originaria avrebbe dovuto far parte di un ampio Sports Ground multidisciplinare, che effettivamente aprì qualche anno dopo (1887), quando la squadra ormai si era trasferita. Attualmente lo Sports Ground esiste ancora ed è uno dei fiori all’occhiello della città; incontaminato dal calcio professionistico, è sede importante per il cricket ed ospita al suo interno strutture per numerosi altri sport. La curiosità è che in 2 anni solamente 4 partite furono giocate qui.

L’apertura dello Sports ground…ma il Sunderland già se ne era andato

Lo spostamento da Groves Field, nel 1883, fu importante perchè portò la squadra nell’area cittadina che tutt’oggi la ospita, a nord del fiume Wear. In questa zona il primo stadio ad ospitare i Black cats fu l’Horatio Street, un impianto aperto con un’unica tribuna sul lato Sud e la caratteristica di avere dietro al lato nord numerosi pozzi e costruzioni (da cui il soprannome di Clay Dolly Field). Non c’erano assolutamente gli spogliatoi, con le squadre che sfruttavano il Wolseley Hotel, in spiaggia, per cambiarsi. Anche qui il club rimase poco, traslocò infatti già l’anno successivo dopo sole 7 partite giocate, andando all’Abbs Field.

La squadra che giocava ad Horatio Street

L’Abbs Field, nella zona di Fullwell, rappresentò una grande svolta nella storia del club, il primo passo verso la modernità: questo impianto consentì per la prima volta di guadagnare soldi dal pubblico, che sfiorava ed a volte sforava le mille unità. Anche qui nessuna immagine, purtroppo; resta negli annali in questo stadio la più ampia vittoria del Sunderland nella sua storia, il 23-0 contro Casteltown con ben 11 gol del fondatore del club, James Allen. Le partite giocate furono 32 prima del successivo spostamento, che portò i Black Cats a quella che può essere finalmente considerata la prima vera casa del club, Newcastle Road.

Anche qui nessuna immagine, solo la location

Qui il club vi rimase dal 1886 al 1898 e fu lo stadio dell’ingresso in Football League, avvenuto nel 1890 dopo la roboante vittoria 7-2 contro l’Aston Villa. L’impianto si sviluppava tra Crozier Street ed Eglinton Street North; il campo di gioco era circondato da una sorta di muro di cinta ed era decisamente grande: 120 x 75 yards (circa 110 x 68 metri) e vi era la presenza di una tribuna coperta. Particolarità di un calcio che non c’è più era il fatto che alcuni dei giocatori erano pagati per la manutenzione dell’impianto; in più il quartier generale del club inizialmente era a quasi mezzo miglio dal campo e quindi i giocatori, dopo essersi cambiati, giungevano in campo nei modi più disparati. Vi fu addirittura una fase dove gli spogliatoi erano delle tende prima che fu presa una decisione definitiva con l’acquisto di un’edificio dall’altra parte della strada con cui si iniziò a creare un piccolo complesso per i giocatori non solo per cambiarsi, ma anche dove rilassarsi e tenere i team meetings. Al giorno d’oggi è impensabile vedere i calciatori cambiarsi ed entrare in campo attraversando semplicemente la strada principale dello stadio. Piccole migliorie furono fatte nel tempo, con la costruzione della clubhouse ad esempio, ma l’esiguità degli spazi non poteva permettere ulteriori espansioni, motivo per cui il Sunderland emigrò nuovamente a Roker Park, uno tra gli impianti storici più celebri d’Oltremanica. Newcastle Road comunque sarà sempre ricordato per due motivi: il primo è per essere stato immortalato in un dipinto di Hemy (l’immagine di calcio giocato più vecchia al mondo, Sunderland vs Aston Villa del 2 gennaio 1895), la seconda è per aver tenuto per qualche tempo il record di affluenza allo stadio in Inghilterra: 21mila persone affollarono Newcastle Road nel gennaio 1891 contro l’Everton in FA Cup e si narra di molti spettatori seduti persino sul tetto della tribuna! Oggi non esiste più nulla ed al posto degli spogliatoi ora sorge una concessionaria.

Il famoso dipinto di Hemy, la prima immagine di calcio giocato al mondo

Il 1898 segnò quindi il passaggio da Newcastle Road a Roker Park, di nuovo nella zona a nord del fiume Wear. Come anticipato, fu la volontà di avere un impianto più grande a motivare lo spostamento, che cominciò a prendere forma già nei primi anni 90 con la caccia al terreno ideale per costruire lo stadio. Una volta identificato ed acquistato il terreno, i fratelli Henderson, allora proprietari del club, impiegarono un anno per creare il campo da gioco e 3 mesi per preparare le tribune, tutte in legno.

Il primo match vero e proprio fu contro il Liverpool, in amichevole, con la vittoria 1-0 grazie ad un gol di Jim Leslie. L’impianto fu presto ammodernato, con la capacità portata a 50 mila persone nel giro di una decina d’anni. La prima miglioria vera e propria venne portata nel 1912, con la realizzazione in cemento del Roker End (la north stand) su un disegno di Archibald Leitch, che già avete conosciuto nel nostro viaggio. E lo stesso grande architetto nel 1929 fu chiamato a rifare da capo la vecchia main stand: la nuova main stand, la cui struttura rimase sempre intatta, inizialmente poteva ospitare quasi 6 mila posti a sedere e 14.400 in piedi su due anelli, coperti da una caratteristica copertura a spiovente e i classici pali a sostenere il tutto e dando ad alcuni spettatori la visibilità ridotta. Nonostante la quasi bancarotta del club dovuta a questi lavori, negli anni 30 continuarono i lavori allo stadio; prima però è doveroso citare il clamoroso record di affluenza del 1933 in Fa Cup contro il Derby County, quando 75 mila persone affollarono il Roker Park nonostante una capienza dichiarata di 60 mila persone. Altri tempi, semplicemente. Dicevamo dei lavori e tra il 1935 ed il 1936 fu prima sostituito il campo da gioco, durato ben 37 anni; poi nel 1936 fu inaugurata la famosa “Clock stand”, la tribuna opposta alla Main Stand, completamente ristrutturata seguendo la struttura della tribuna di fronte ma con un solo anello ed inizialmente tutti posti in piedi, circa 15.500. L’apertura fu fatta dalla moglie dell’allora presidente Sir Walter Reine. La guerra, purtroppo, non lasciò intatto l’impianto: nei numerosi bombardamenti una bomba cadde proprio in mezzo al campo, uccidendo tra l’altro un poliziotto che si trovava al di fuori dello stadio; fu danneggiata anche la vecchia Clubhouse, ma il tutto comunque resistette e negli anni 50 arrivarono anche i riflettori, permettendo quindi le prime partite in notturna. Altro momento importante nella gloriosa storia del Roker Park furono i mondiali del 1966: già la scelta di Roker Park al posto di St. James Park fu un qualcosa che a Sunderland creò grande gioia, in più grazie a questa scelta furono ammodernati la Clock Stand, con l’aggiunta dei posti a sedere, e la Fullwell End, che ottenne una copertura totale ai suoi posti (rispettando l’architettura delle altre due stand), rigorosamente in piedi e molto old style. Nacque anche la prima suite da dove seguire le partite, la Roker Park Suite. Diverse le partite mondiali giocate nell’impianto, la più importante delle quali fu il quarto di finale tra Unione Sovietica ed Ungheria, vinto 2-1 dai sovietici con circa 27 mila persone sugli spalti. Anche la nazionale italiana vi giocò 2 partite, con Cile ed Unione Sovietica (1 vinta ed 1 persa) mentre la nazionale inglese campione del mondo non vi giocò mai nel corso dei campionati.

Roker Park, primi anni 70

Negli anni 70 la struttura venne lasciata inalterata e ci si concentrò soprattutto sui piccoli miglioramenti: dal rifacimento del sistema di illuminazione all’installazione degli altoparlanti fino ad arrivare all’elettronica nei tabelloni. Questa sorta di stallo rappresentò l’inizio del declino di Roker Park: gli anni 80 e 90 infatti portarono, come tutti ben sapete, grandi innovazioni nel sistema di stadi inglese in termini di leggi e rigidità nei controlli e nelle sanzioni: la capacità dell’impianto fu inizialmente ridotta e, successivamente, quando col Taylor report divenne necessario avere tutti i posti completamente a sedere, l’allora chairman Bob Murray iniziò a considerare l’ipotesi di ristrutturare tutto.

La Main Stand disegnata da Archibald Leitch

Questo, dati i limitati spazi in cui era inserita la struttura, non fu possibile e iniziarono i progetti per costruire uno stadio completamente da zero. Diversi progetti, ma fino all 1997 si rimase qui e lo storico Roker Park fece in tempo ad ospitare, meritatamente, la squadra nella sua prima stagione di Premier League della storia. L’ultima gara di campionato a Roker Park fu contro l’Everton il 3 maggio 1997, seguita dalla finale della Northern Intermediate League Cup pochi giorni dopo contro il Middlesbrough. Arrivarono 2 vittorie, ma l’ultimo vero capitolo dello stadio fu scritto il giorno 13 maggio 1997, con la partita finale contro il Liverpool, avversario anche nella prima partita dell’impianto. E a distanza di 99 anni, il risultato fu ancora di 1-0 per il Sunderland.

La Clock Stand dietro al tifoso del Sunderland

La famosa Fullwell End

L’ultimo omaggio alla propria casa il Sunderland lo fece dopo l’ultima partita, quando Charlie Hurley (il giocatore del secolo dei Black Cats) asportò il dischetto di centrocampo per poi successivamente “trapiantarlo” al centro del nuovo stadio, lo Stadium of Light.
Inevitabilmente la gloriosa storia del Roker Park ebbe termine con il trasferimento: l’impianto fu demolito ed attualmente nell’ex sito vi è un centro residenziale nel quale però le vie prendono tutte il nome dalle zone dello stadio che occupavano originariamente il loro percorso. Tocco di classe.

Ultima immagine aerea di Roker Park

Quello che c’è al posto di Roker Park

L’IMPIANTO ATTUALE

Lo stadio attuale vede la sua storia iniziare nel 1995, quando Bob Murray diede l’annuncio della sua imminente costruzione a poche centinaia di metri dalla vecchia casa del club, su un terreno storico della città: la zona su cui sorge l’impianto infatti era, fino al 1993, la sede di una delle miniere di carbone che nei decenni precedenti aveva dato lavoro a gran parte della città, la Wearmouth Colliery. L’appalto fu dato alla Ballast Wiltshier plc, compagnia che già aveva costruito l’Amsterdam Arena: tra il giugno 1996 e il luglio 1997 lo stadio fu costruito con la capacità originaria di circa 42 mila posti, 2 mila in più del previsto. L’inaugurazione ufficiale fu il 30 luglio dello stesso anno, con un’amichevole contro l’Ajax ed il taglio del nastro effettuato dal principe Andrew, duca di York e secondo genito della regina Elisabetta II. Ovviamente l’apertura fu un evento corollato anche da esibizioni canore, tra cui gli U2. Nel 2000 vi furono i primi lavori che portarono la capienza a 49 mila e vi sono già i progetti futuri per un ulteriore ampliamento ad un totale di 64 mila posti. Attualmente l’impianto è costituito da 4 stand continue, senza spazi nè separazioni: 2 sono a 3 anelli, 2 a due dando un aspetto “sbilanciato” alla visione dall’interno, un aspetto però che potrebbe venir corretto con le future espansioni. Tutti i posti, ovviamente, sono a sedere e coperti. Prima di addentrarci nelle varie stand, ci stiamo dimenticando una delle cose più importanti, il nome dello stadio. Inizialmente senza nome, fu poi scelto “Stadium of Light” a ricordo del precedente utilizzo del terreno su cui sorge l’impianto. La luce è la luce di sicurezza che i minatori hanno sempre con se, la cosiddetta Davy Lamp alla quale è stato dedicato un monumento nei pressi del ticket office. Un bel modo per ricordare le origini su cui è sorta la città che il club rappresenta. Altra particolarità è il campo di gioco, che è situato diversi metri al di sotto del terreno adiacente lo stadio ed è stato costruito con un sistema di illuminazione tale da poter permettere all’erba di crescere durante tutto l’anno. La struttura esterna, infine, è stata costruita in maniera tale da ricordare le principali attività lavorative cittadine: vetro, navi e carbone.

Panoramica dello Stadium of Light

WEST STAND

Si tratta della main stand dell’impianto, con al suo interno i luxury boxes situati in alto, nell’ultima tier che viene chiamata Premier Concourse. A differenza delle altre stand non vi è nessuna scritta composta sui seggiolini e nella pancia della tribuna vi sono gli spogliatoi e tutti gli uffici stampa del club. Vi è addirittura la presenza di una sala eventi che può ospitare tra le 400 e le 600 persone (sì, può essere usata anche per i banchetti di nozze). All’esterno una grande ruota rossa è impossibile da non notare: un altro monumento a memoria dell’uso minerario del sito nel secolo scorso mentre all’ingresso della reception campeggia il famoso dipinto di Hemy già citato in precedenza.

L’esterno della West Stand

NORTH STAND

La North Stand è l’altra tribuna con 3 anelli dello stadio, chiamata anche North End dato che si trova dietro una delle due porte, in pura tradizione inglese. Così come la West Stand, l’ultimo anello ha una denominazione tutta sua ed è chiamato Strongbow Upper, contenente, al suo interno, il Black Cats Bar. Sui seggiolini a stadio vuoto si può leggere la scritta a caratteri cubitali “Ha’way The Lads”, un incitamento ai giocatori in linguaggio Tyne and Wear ed utilizzato soprattutto nella Sunderland Area. Sulla copertura inoltre campeggia il tabellone elettronico utilizzato per le classiche comunicazioni ed aggiornamenti e da quest’anno una parte dell’Upper Tier è destinata ai tifosi ospiti.

Bellissima immagine della North Stand

EAST STAND

Opposta alla main stand c’è la East Stand, struttura a 2 anelli che nei pochi anni di storia dell’impianto ha cambiato numerosi nomi, tutti legati a sponsor commerciali. Per la gioia di chi vi scrive attualmente viene denominata nella maniera più semplice possibile, sperando che poi possa venir legata ad una personalità storica del club, come da tradizione. Dalla West Stand a seggiolini vuoti la visione è spettacolare perchè campeggia, al centro della stand, lo stemma della squadra con i due leoni attorno a sostenerlo e sotto, a occupare le prime file, la scritta “Sunderland AFC”. All’angolo inoltre tra questa stand e la South Stand si trova la statua dedicata a Bob Stokoe, storico manager che portò la squadra alla clamorosa vittoria della FA Cup nel 1973.

L’East Stand

SOUTH STAND

L’altra end dello stadio ha solamente 2 anelli ed è anche conosciuta come Metro FM stand, dal nome della più importante radio locale. Come la North Stand vi è la presenza del tabellone elettronico, che in questo caso però non sormonta la struttura, ma ne è parte integrante trovandosi appeso all’interno, proprio sopra gli spettatori. Inoltre è già stato approvato un progetto di espansione di circa 7200 posti, ma i lavori sono ancora in stand by e non si sa quando e se verranno iniziati. Ultima curiosità è che nelle mura dell’intero stadio vi è la possibilità, dietro pagamento, di incidere il proprio nome (un’idea ripresa recentemente anche in Italia dalla Juventus).

La South Stand

La statua di Bob Stokoe

L’ATMOSFERA

A Roker Park l’atmosfera era semplicemente elettrizzante, con i tifosi del Sunderland rumorosissimi e vicinissimi alla squadra. Allo Stadium of Light si è parzialmente mantenuta questa caratteristica e la trasferta a Sunderland è una delle più belle per i tifosi di calcio in quanto trovano un pubblico passionale, rumoroso ma amichevole. Ci sono due eccezioni però, Newcastle e Middlesbrough. Quella con il Boro è la rivalità meno sentita delle due, la partita viene definita il Tees-Wear derby e l’atmosfera durante il match è comunque davvero elettrizzante, con la polizia sempre sul chi va là. La rivalità, come quella col Newcastle d’altra parte, prende il nome dai fiumi che attraversano la città e nonostante la differenza di categoria, l’ultimo derby si è giocato la scorsa stagione durante la FA Cup. Ma la partita regina per eccellenza per i tifosi dei Black Cats è quella col Newcastle, in una rivalità calcistica ed extracalcistica data l’estrema vicinanza delle due città e gli scontri nella loro storia. Basti pensare che i due stadi distano solamente 24 km e sono collegati tra loro da un treno; universalmente la partita è conosciuta come il Tyne-Wear derby ed è una delle rivalità più belle d’Inghilterra.

L’atmosfera durante la partita è un qualcosa di unico e le sensazioni che vengono trasmesse anche solo tramite la tv sono particolari: la tensione è altissima, i fans sono rumorosissimi e spesso negli anni passati si sono avuti anche parecchi incidenti, soprattutto quando si era ancora al Roker Park. In generale comunque l’impatto con il pubblico è ottimo ed è bellissimo il pump up della partita: si inizia con la Dance of Knights dal balletto di Romeo e Giulietta, molto suggestiva; si continua poi con l’ingresso in campo delle squadre e un estratto di Elevation degli U2, il tutto accompagnato dal ruggito del pubblico. Ad aiutare il tutto anche il fatto che l’affluenza allo Stadium of Light è sempre parecchio alta, lo scorso anno quasi 40 mila spettatori in media, settimo risultato totale in Premier League.

CURIOSITA’

Allo Stadium of Light è andata in scena per 2 volte la nazionale inglese, la prima volta nel 1999 in amichevole col Belgio, la seconda nel 2003 contro la Turchia nelle qualificazioni ad Euro 2004. Andando extracalcio, qui si sono tenuti numerosi eventi partendo innanzitutto dalla musica: si sono esibiti qui gli Oasis, Pink, i Red Hot Chili Peppers, i Coldplay, ma soprattutto i Take That della Reunion e il Boss. Non può mancare il rugby, dato che nel 2015 qui si terranno alcuni match della World Cup che si disputerà in Inghilterra; in ultimo abbiamo un utilizzo davvero particolare dato che annualmente si tiene qui la cerimonia di laurea dell’Università di Sunderland e questo è valso nel 2007 il riconoscimento per l’utilizzo più creativo di uno stadio.
Capacità: 49.000

Misure del campo: 105 x 68 metri

Record attendance: 75.118 (1993 – FA Cup vs Derby County)

Record attendance attuale: 48.353 (2002 – Premier League vs Liverpool)

FONTI

Football ground guide

Wikipedia

Sunderland Official Site

Roker Roar Site

Groundhopping.se

2 pensieri su “Around the football grounds – A trip to Sunderland

    • Grazie per i complimenti innanzitutto! La capacità di Roker Park era, nel 1997, anno della chiusura, di 22.500. Però nell’era pre-rapporto Taylor (prima del 1992) e quindi delle stand con gente in piedi ammassata ci stavano anche 60.000 spettatori…il record è sopra i 75.000.

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